La storia del tatami
Il tatami è una tradizione giapponese che risale al periodo Heian, ovvero tra l'VIII e il XII secolo. Inizialmente, il tatami era considerato un bene di lusso e utilizzato solo dalla nobiltà. Il tatami era originariamente un tappeto che poteva essere ripiegato e messo da parte, oppure accatastato in strati.
Nel periodo Heian, era in voga uno stile architettonico chiamato Shinden-zukuri, che prevedeva camere sontuose con pavimentazioni principalmente in legno. In questo periodo, il tatami veniva utilizzato principalmente come posto a sedere.
Con l'arrivo del periodo Kamakura, un nuovo stile architettonico chiamato shoin-zukuri divenne popolare e si diffuse soprattutto nelle residenze dei samurai e dei sacerdoti al potere in quel periodo. Durante il periodo Muromachi, questo stile architettonico raggiunse il suo apice e si sviluppò notevolmente.
In questa fase, il tatami cominciò a ricoprire interamente la pavimentazione di intere stanze, prima quelle più piccole e poi quelle più grandi. Le camere interamente rivestite con il tatami venivano chiamate zashiki, che significa letteralmente "stanze adatte per sedersi".
Con il passare del tempo, il tatami divenne sempre più diffuso e accessibile a tutti, e non solo alla nobiltà. In Giappone antico, le norme di comportamento e il "galateo" stabilivano come doveva essere disposto il tatami nelle stanze.
Oggi, il tatami è ancora una parte importante della cultura giapponese e viene utilizzato sia per arredare le case che per la pratica di arti marziali come il judo e il kendo. La sua versatilità e la sua capacità di adattarsi a qualsiasi ambiente lo rendono un'opzione popolare per molti giapponesi.